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L'unico premio per un libro di...vino

Il premio Biblioteca Bruno Lunelli Un Libro Di Vino si può definire, giocando con le parole e azzardandoci con il non sense, il premio che non c’era, che, incredibilmente, non c’era. Sì, perché ha dell’incredibile il fatto che con quello che vuol dire il vino in Italia, 31 miliardi di euro l’anno di fatturato, 530 mila aziende, 870 mila addetti, dati 2022, non ci fosse un premio letterario che lo ha come protagonista. A dar vita al premio che incredibilmente non c’era è stata la Biblioteca Bruno Lunelli, BBL, fondata una decina d’anni fa da Marcello Lunelli e dal padre Franco per ricordare e onorare il nonno e il padre, al quale si deve l’inizio della straordinaria fortuna che ha arriso alle Cantine Ferrari. La BBL, che accoglie nel suo catalogo soltanto libri sul vino italiano, è, caratteristica che ne fa un caso quasi unico tra le biblioteche private, aperta al pubblico.

Qualche anno dopo la nascita della BBL, Marcello Lunelli, che è dell’idea che una biblioteca sia di per sé una laboratorio di cultura, s’è dato da fare, e insieme a Guido Vigna, vecchio amico e con un cognome che, per realizzare ciò che voleva, più azzeccato non c’è, ha fondato il Premio. In quattro e quattr’otto il duo ha costituito una giuria, cercando i nomi giusti e adatti, trovando soltanto porte spalancate: nessuno di coloro che sono stati interpellati ha rifiutato l’invito. Si è partiti con la prima edizione nel 2019 ed il nome è venuto naturale, anche questa volta giocando con le parole, Premio Biblioteca Bruno Lunelli Un Libro Di Vino e un assegno di 5 mila euro al vincitore, nel caso di più vincitori la somma va divisa. Il premio ha cadenza annuale e a ogni edizione appare il bando su questo sito e ovunque è possibile, a cominciare dai siti specializzati che pubblicano i bandi dei maggiori premi letterari italiani. Le regole generali in ogni caso sono queste: titoli in italiano, pubblicati in Italia da autori italiani e il protagonista del libro deve essere il vino italiano. L’esclusività non è dovuta a sciovinismo ma a una scelta mirata che vuol dare al vino italiano il protagonismo che si merita. Si è anche deciso di considerare tra i concorrenti a ogni edizione del premio non soltanto i titoli inviati dagli autori o dalle case editrici ma anche ogni altro sull’argomento, il cui autore non sia a conoscenza del premio e suggerito da un giurato.

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