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La Biblioteca Bruno Lunelli

Dal lascito alla biblioteca

«I volumi tecnici dell’Ottocento e del primo Novecento vengano affidati a Marcello Lunelli delle Cantine Ferrari di Trento». Questa frase del testamento di Italo Roncador, un signor enologo, un ricercatore tra i più tosti della sua generazione, morto nell'ottobre del 2009, è all'origine della BBL, Biblioteca Bruno Lunelli, attiva da una decina d'anni. Lo è perché quando i volumi citati nel testamento arrivarono a Marcello Lunelli, questi, oltre a chiedersi perché Roncador nelle sue ultime volontà avesse pensato a lui, si domandò soprattutto che fare di quei libri e che significato dare a due parole, «vengano affidati», non proprio di facile interpretazione.

Andò a finire che il Lunelli, dopo essersi consultato con il papà, Franco, e un vecchio amico, Guido Vigna, bibliofilo e bibliomane, lesse nelle due parole una spinta a fare dei preziosi testi lasciatigli da Roncador i primi titoli di una biblioteca dedicata al vino. Che poi, magari, era proprio questo l'intento dell'enologo innamorato del suo lavoro ed entrato nella piccola storia trentina grazie ai cloni di Chardonnay SMA 123 e SMA 130. Fu così che i volumi, tutti rilegati, tutti vissuti, tutti, si vedeva lontano un miglio, amati, dagli scatoloni nei quali erano arrivati nell'ufficio di Marcello passarono agli scaffali della biblioteca che, accolta nel complesso di Villa Margon, si andava formando.

E si decise di dedicarla, la biblioteca, a Bruno Lunelli, un altro dei grandi nomi dell'enologia trentina, l'iniziatore della fortuna delle Cantine Ferrari, nonno di Marcello e padre di Franco. Si stabilì anche, dopo una iniziale raccolta di volumi molto disordinata, di ospitare nel catalogo soltanto libri sul vino italiano e di mettere a disposizione degli appassionati il patrimonio in titoli che si andava costituendo. Oggi la biblioteca ha un logo e un acronimo, BBL, Biblioteca Bruno Lunelli che sono diventati familiari per tutti coloro che del vino amano anche i libri, è una realtà della cultura non soltanto trentina e grazie alla convenzione con la Fondazione Edmund Mach, partecipa al CBT, Catalogo bibliografico trentino ed è quindi aperta al pubblico.

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